È difficile scrivere ancora su quello che è successo nel fine settimana del primo maggio.

Io non sono nessuno per poter, non solo analizzare ma neanche commentare, l’operato delle esperte guide che non sono riuscite a rientrare ai rifugi.

Per descrivere il mio approccio all’alta montagna posso dire che è quasi 30 anni che in estate vado in zona Borca di Cadore – S. Vito, praticamente tutti gli anni, ma non ho mai avuto il coraggio di tentare una salita, estiva, all’Antelao. D’inverno oltre a qualche ciaspolata a quote inferiori ai 2000 metri non vado.

Quello di cui, invece, posso parlare, è l’approccio che ho visto avere da guide e da esperti escursionisti e scialpinisti sull’uso del GPS.

Ho sempre visto che la vera guida, che sia titolata o meno, è sempre un “dominante”, come è giusto che sia. Sempre sicuri di se e delle loro scelte, carismatici, perfetti per guidare gruppi di persone anche in situazioni difficili. In montagna non c’è democrazia (non ricordo chi lo ha detto) occorre un “condottiero”.

Questo è perfetto fino al punto in cui la guida esperta deve prendere in considerazione di utilizzare una nuova tecnologia di cui non sa nulla. Nel nostro caso l’uso del GPS escursionistico (non dei giochetti con lo smartphone) e la cartografia digitale.

Qui arriva la mia esperienza personale. In questi casi vedo, da parte della guida esperta, una grossa difficoltà a calarsi nella situazione dello studentello alle prime armi, dove il primo che passa per la strada è più esperto di lui e gli deve insegnare tutto, lo deve sgridare se non si impegna, gli deve rispiegare le cose che non capisce. Non solo, ma poi nelle prime uscite si trova che in molti sono più bravi di lui a padroneggiare la nuova cosa e questo destabilizza la leadership.

Questa situazione l’ho vissuta anche nei casi in cui dirigenti di aziende sono venuti a lezione di informatica. Queste persone abituate a “comandare” su tutti si trovano in grossa difficoltà a sentirsi in una situazione così subordinata rispetto, ripeto, al primo che passa di lì. È difficile per loro ed è difficile anche per me.

La reazione in questi casi è varia, si va da chi capisce la situazione e si adegua “manda giù il rospo”, si impegna e ottiene un risultato imparando a padroneggiare la nuova tecnologia, diventando così esperto anche in questo.
Ma altri “tengono duro” sminuiscono in ogni maniera la nuova cosa, la bollano come inutile, pericolosa e chissà cos’altro e continuano a operare come hanno sempre fatto, credendo così di mantenere il loro carisma e la loro leadership intatta. In questi casi diventa difficile cambiare la situazione.