L’ultima escursione che ho effettuato è stata la classica escursione che chiamo “con il GPS sempre in mano“.

Per tutto il percorso, ad esclusione di brevissimi tratti, abbiamo dovuto controllare continuamente il percorso sullo strumento. Cosa che non mi piace molto, sembra di partecipare ad una caccia al tesoro. Ma era la classica situazione che se vuoi cercare di seguire il percorso previsto a tavolino, almeno nella maggior parte possibile, sei costretto ad operare così. Fortunatamente non succede spesso.

Zona Torrente Diaterna, Calcinaia, Grillose: collina in parte coltivata, prati, castagneti, bosco rado e barriere vegetali insuperabili. Esiste una viabilità molto densa, praticamente ogni proprietario si crea delle cavedagne per uso proprio.

Nelle varie cartografie disponibili (divisibili fondamentalmente in due gruppi: CTR regionali e IGM, da cui poi deriva tutto il resto) la viabilità è indicata parzialmente. Alcune tracce sono in entrambi, altre solo in uno, altre in nessuno dei due, altre ci sono in entrambi ma hanno percorsi diversi. Ci sono tutte le combinazioni possibili.

La cartografia migliore da utilizzare per progettare l’escursione è l’OpenStreetMaps (qui sotto), non c’è niente così si cerca un altro posto.

Quindi, in fase di progettazione, nelle cartografie a disposizione ci si trova di fronte a gomitoli simili che non forniscono indicazioni certe. Il controllo con le foto satellitari aiuta ma non dà risposte definitive. Quindi si crea una traccia teorica con affidabilità quasi nulla. Almeno per avere qualcosa sullo strumento.

Durante l’escursione ci si imbatte continuamente in tracce e bivi che non erano previsti, è una scelta continua se cercare di mantenere la direzione prevista o avventurarsi per una strada che sul momento sembra migliore. Classico, la mia traccia prosegue lungo un sentiero quasi invisibile, mentre di fianco c’è una strada sterrata bellissima ma che va nella direzione sbagliata. Oppure si prosegue su una bella traccia per qualche centinaio di metri che poi svanisce nel nulla in un attimo.

Già sul posto ci si rende conto che il percorso non è altro che un saltare da una traccia presente su una carta ad una traccia presente su un’altra, oppure percorrere zone, diciamo, completamente fuori sentiero.

Poi, miracolosamente, il controllo finale a tavolino mostra che buona parte dell’escursione si è svolta come da previsione, ma in diverse occasioni ci si è dovuti inventare qualcosa per proseguire. Spesso quello che sembra un fuori sentiero su una carta risulta un percorso perfettamente sul sentiero in un’altra.

Questa situazione si è sempre venuta a creare, non ho scoperto nulla di nuovo, si è sempre proceduto così. Solo che senza la possibilità di registrare dove si era passati realmente, non era possibile capire cosa era successo e quindi non era possibile capire i possibili errori e avere la possibilità di riprovare.

A molti operare in questo modo sembrerà inconcepibile, lo so, e lo capisco e ripeto che piace poco anche a me.

Poi capita, raramente, che si riesce a trovare un percorso per una possibile nuova escursione, logico, nuovo, bello, interessante e questo ripaga di tutto, in genere dopo aver fatto 2-3 tentativi